Camst sceglie Homina per ripensare il bilancio di sostenibilità in chiave multimediale
Il suono della carta, l’eco del digitale
“Cosa abbiamo fatto durante la pandemia? Ci siano tenuti stretti, abbiamo lavorato per migliorarci”. Questo, in estrema sintesi, il 2020 di Camst – gruppo cooperativo leader della ristorazione collettiva, attivo anche nel facility management – che ha scelto l’agenzia di comunicazione Homina, aderente a UNA – Aziende della Comunicazione Unite, per fare del bilancio di sostenibilità un dispositivo di comunicazione dalle molte vite: digitale, cartacea, audiovisiva, online, offline, interna ed esterna. Obiettivo: raccontare come, nell’anno più difficile dell’emergenza sanitaria, le energie aziendali inespresse a causa del fermo dell’attività sono state indirizzare in avanti, verso un futuro più sostenibile. Il gruppo Camst al suo interno si è trasformato in un laboratorio di idee, da cui è nato il nuovo piano strategico di sviluppo che pone al centro la sostenibilità, e parallelamente ha moltiplicato le iniziative di sostegno reciproco e i fondi di solidarietà.
All’agenzia il compito di restituire tutto questo, rafforzando l’engagement degli stakeholder e rendendo più accessibile il rendiconto degli impatti sociali e ambientali; un brief stimolante, che Homina ha affrontato ricorrendo a diversi linguaggi: fotografia d’autore, infografiche, motion graphic e contenuti transmediali, senza trascurare l’autorevolezza della carta. Il risultato è un insieme di oggetti di comunicazione strettamente interrelati, ma abbastanza compositi da ambire ciascuno a una vita indipendente: dalla pubblicazione web based al volume cartaceo di quasi 200 pagine, dai podcast ai micro-documentari, dalle interviste agli stakeholder alle video-testimonianze. Elementi eterogenei tenuti assieme dal medesimo concept: lo spazio sociale come valore e come luogo di lavoro per le persone di Camst, sottratto dalla pandemia.
A fare da filo conduttore una ricognizione fotografica affidata a una giovane autrice – Marika Puicher – nelle sedi della cultura e del sapere rimaste deserte nell’anno del Covid. La fotografa ha ritratto strutture e presenze, riuscendo a cogliere, oltre alla densità del vuoto, la relazione che lega i luoghi alle persone, mai davvero estraniate. Il risultato è una rassegna delle location di alcune importanti città — la Fortezza da Basso a Firenze, l’Arena del Sole e Palazzo Re Enzo a Bologna, la Fondazione Ce.u.B. di Bertinoro, il plesso scolastico Randi di Ravenna, l’Auditorium Paganini e l’Università di Parma, il Pala Alpitour di Torino — che sembrano riprendere vita per la presenza, sia pure estemporanea, dei lavoratori di Camst, abitanti di questi spazi prima che la pandemia li svuotasse per oltre 12 mesi.
Il valore di testimonianza dell’esperienza compiuta da Camst e la ricchezza del materiale fotografico hanno portato alla scelta di pubblicare il volume anche su carta, in tiratura offset di alta qualità, così da consegnarlo agli archivi d’impresa e alle generazioni successive, in coerenza con il principio dell’intergenerazionalità su cui si fondano le cooperative.