Cambiare il proprio futuro professionale: già 4 dipendenti italiani su 10 scelgono una carriera “non lineare”, puntando sulle soft skills per sviluppare il proprio talento
Milano, giugno 2024 – In un contesto lavorativo in costante evoluzione, il concetto di “carriera tradizionale” sta subendo una trasformazione significativa. Secondo lo studio di GoodHabitz, la piattaforma internazionale per la formazione aziendale, condotto su un campione di 1000 lavoratori italiani*, emerge un insight sorprendente: ben il 40% dei dipendenti sta seguendo un percorso lavorativo “non lineare”, ovvero con cambi di settore/ ruolo all’interno della stessa azienda o di una realtà diversa, sfatando il mito della carriera “verticale”, o come si diceva una volta, “il posto fisso”, come unica via al successo professionale.
CV lineare addio, i lavoratori italiani cercano flessibilità
Questa tendenza riflette il desiderio diffuso di ridisegnare il proprio percorso professionale e di sviluppare competenze trasversali, fondamentali per adattarsi a un mercato del lavoro in continua evoluzione. Contrariamente alle aspettative, il fenomeno dei percorsi non lineari, non riguarda solo le generazioni più giovani (38%), ma coinvolge anche un significativo 41% dei lavoratori over 45.
Le donne emergono come protagoniste di questa nuova era professionale, perché più propense degli uomini ad adottare percorsi non convenzionali: sono il 43% contro il 37% degli uomini.
È interessante notare come una percentuale significativa (36%) dei lavoratori con carriera lineare abbia comunque in programma di cambiare o avrebbe voluto farlo.
Le soft skills come chiave di realizzazione
Un elemento fondamentale che emerge da questa ricerca è il ruolo delle soft skills nel plasmare le carriere moderne. Le competenze trasversali, come il problem solving (considerato centrale dal 92%), la gestione dello stress (90%) e il lavoro di squadra (88%), sono considerate importanti per affrontare le sfide del mondo del lavoro odierno.
Secondo il sondaggio, queste soft skills servono a scoprire nuove predisposizioni personali (81%), a sviluppare il proprio talento, come afferma il 79% dei rispondenti, e a costruire la propria carriera ideale (74%). Il metodo più utilizzato per svilupparle è tramite l’esperienza diretta (78% dei rispondenti), e al secondo posto troviamo i corsi in presenza e online (34%).
Le soft skills per rafforzare la retention aziendale
Prendere in mano la propria carriera e tracciare un percorso più incline alle proprie aspirazioni non necessariamente implica un continuo cambio di lavoro: al contrario, ciò è possibile tanto in una nuova realtà quanto nella stessa, attraverso un percorso costante di crescita interna. Ad avvalorare ciò, i dipendenti inseriti in aziende con oltre 250 persone hanno maggiori probabilità di cambiare ruolo all’interno della stessa azienda piuttosto che cercare opportunità esterne (48% vs 40% della media vs 33% di chi è in un contesto più piccolo, da 10 a 249 persone).
I dati lanciano un appello alle aziende per ascoltare le nuove dinamiche del mercato del lavoro, valorizzando le soft skills come catalizzatore per la crescita professionale e la realizzazione personale. In questo senso, l’investimento nella formazione continua e nello sviluppo delle competenze trasversali non solo migliora la produttività e l’efficienza dei dipendenti, ma contribuisce anche alla retention dei talenti, promuovendo un ambiente lavorativo dinamico e inclusivo.
“Nel contesto dinamico del mondo del lavoro odierno, il trend della carriera non lineare emerge come un’opportunità preziosa sia per i dipendenti che per le aziende stesse. L’adattabilità e le competenze trasversali diventano indispensabili per navigare attraverso i continui cambiamenti e le mutevoli esigenze del mercato. Offrire ai dipendenti la possibilità di sviluppare il talento e scoprire le proprie propensioni non solo favorisce il loro benessere e la loro crescita personale, ma anche i risultati aziendali. Investire in un’ampia gamma di competenze contribuisce a promuovere una cultura aziendale dinamica e innovativa, garantendo una maggiore resilienza organizzativa e un vantaggio competitivo nel lungo termine.” commenta Paolo Carnovale, Country Director di GoodHabitz in Italia.
*interviste condotte tramite YouGov su un campione di 1006 maggiorenni italiani impiegati di aziende con almeno 10 dipendenti