Con il lockdown più contenuti digitali: da Netflix a TikTok
Gli effetti del lockdown riguardano anche il mondo dell’intrattenimento audiovisivo. È l’offerta in formato digitale ad essere protagonista. Ne è dimostrazione la proposta Quibi, quella di Netflix, di Disney+ e di Amazon. Senza contare il contributo di piattaforme TikTok, presente in oltre 150 Paesi.
Oggi la socialità perduta rinasce in uno tsunagmi di streaming, con una moltiplicazione di format seriali, interviste in streaming, tutorial fatti in casa. Nel tempo dell’isolamento forzato tutti si sono riversati su smartphone e tablet: per Comscore il traffico dati è cresciuto del 68% a marzo. Anche Apple ha raccontato questa nuova creatività casalinga con un video su YouTube che ha superato in pochi giorni il milione di views.
Ma la battaglia coinvolge anche gli schermi di un tempo tornati strategici. A Cleveland il canale via cavo Fox 8 s’è inventato un format di trenta secondi geniale e al tempo stesso banale: sigla di testa, sigla di coda e nel mezzo un cartello grafico con un calendario sfogliabile e il conduttore Todd Meany che ricorda il giorno della settimana. Una bussola per gli americani disorientati dalla clausura casalinga.
Emerge un ecosistema in cui la necessità di interazione diventa condizione essenziale per una soglia di attenzione molto più labile. «Non abbiamo più la stessa pazienza verso prodotti chiusi e preconfezionati. Abbiamo bisogno di partecipare, di connetterci reciprocamente», conclude de Kerckhove. Ma in questa polverizzazione di schermi nel nostro stream senza soluzione di continuità un interrogativo resta aperto: se tutti siamo impegnati a parlare, chi ascolta?